Osservavano da lontano


[Commento al Vangelo della Domenica delle Palme - 5 aprile 2020]

Siamo arrivati alla domenica delle Palme. La chiesa ci propone di ascoltare due capitoli del vangelo di Matteo: quelli che fanno memoria della passione e morte di Gesù. Un vangelo denso e lungo, del quale mi piace indicare un versetto preso dalla prima parte e due presi dalla fine.

Al cap. 26, versetto 56, l'evangelista narra che, dopo l'arresto di Gesù nell'orto degli ulivi, “tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono”. Da quel momento fino alla morte di Gesù, il vangelo non farà più menzione dei discepoli, tranne che per riferire l'amara vicenda del rinnegamento di Pietro. Proprio i discepoli, i fedelissimi compagni di Gesù, lo abbandonano nel momento del bisogno. Se la danno a gambe proprio loro, che con Gesù avevano condiviso tante esperienze e una profonda amicizia.

Verso la fine del cap. 27 però, scopriamo che a seguire la morte di Gesù non erano rimaste solo persone ostili: “vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo”. Due di loro, proprio le stesse che daranno il primo annuncio il mattino di Pasqua, stanno addirittura “sedute di fronte alla tomba” ad osservare il corpo di Gesù che viene sepolto.

Ricordo, nelle Filippine, quanti sguardi di persone. Chiunque cammini per quelle vie è sempre accompagnato da numerosi sguardi incuriositi o stupiti, gioiosi o preoccupati. Come fossero una sorta di custodia silenziosa e invisibile. Ogni volta che mi sono trovato in qualche necessità, c'è sempre stato uno sguardo pronto a tramutarsi in aiuto concreto.

Queste donne, di cui non si parla quasi mai nei vangeli, sono però le uniche ad accompagnare con uno sguardo d'amore le ultime ore di Gesù. Sembra non riescano a staccarsi da Lui, nemmeno da morto. Lo hanno seguito e servito con discrezione e affetto nel corso della vita; ora non si rassegnano nemmeno di fronte alla durezza della morte. Lo accompagnano a distanza. Non per questo sono meno presenti, meno vicine. Non per questo il loro amore per Gesù è diminuito, anzi. La fedeltà è donna.

Non sono spettatrici passive. Sono testimoni. Dio le sta preparando per la mattina del giorno di Pasqua. Annunceranno la resurrezione di Gesù con ancora più passione, proprio perché hanno assaggiato l'amarezza della loro impotenza davanti alla sua morte. Arriverà il momento nel quale parleranno di ciò che hanno visto, e dovranno farlo con tutte le loro forze e la loro tenacia.

Adesso però è il momento di 'osservare da lontano', silenziose e attente. Sanno che non è il tempo degli eroismi, perché la passione che salva il mondo è quella di Gesù, non la loro. È la morte di Gesù quella che libera vita per tutti. Ciò che adesso loro devono fare è osservare e accogliere dentro al cuore. Con la fedeltà e la cura di sempre.

Anche noi ci troviamo costretti a vivere la settima santa osservando a distanza. Niente partecipazione alle liturgie, niente comunione, niente bacio alla santa croce. Ma non ci è preclusa la possibilità di seguire, servire e amare Gesù con tutta l'intensità che vorremmo. Proprio come queste donne.
Queste donne c'insegnano a vivere la settimana santa anche rimanendo nelle nostre case.

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