È tempo di ricominciare!


Ciao a tutti! Dopo qualche tempo di sosta, ci ritorniamo ad incontrare su questo blog. Prima la distanza che rendeva necessario frequentare questo 'luogo' di incontro era esattamente quella che distanzia l'Italia dalle Filippine; adesso invece la distanza, per certi versi ben più ampia, è quella a cui ci ha costretti un tremendo virus.

Dall'inizio del lock down generale ho pensato che questa quaresima sarà per tutti noi molto simile ad un deserto da attraversare. Come in un deserto dobbiamo adattarci ad abitare la solitudine e a lottare contro la tentazione ad isolarci. Sempre più obbligati all'auto-confinamento nelle nostre abitazioni, ci siamo sentiti privati improvvisamente di alcuni punti di riferimento e 'alimenti' importanti: la vicinanza di determinate persone, momenti di vita comunitaria, le messe, la comunione eucaristica... sentiamo fame e sete di tutto questo, proprio come se fossimo in un deserto.

Il deserto però non penso sia una maledizione. È semplicemente una situazione che ci eravamo illusi di non dover mai affrontare nella nostra vita; una circostanza che doveva riguardare al limite altre popolazioni, distanti dal nostro paese. Eppure adesso tutto questo investe proprio noi, le nostre famiglie, il nostro sistema. Non siamo né invulnerabili, né onnipotenti. È normale, di tanto in tanto, doverci rendere conto della nostra limitatezza umana. E ricordarci che la vita è un dono tanto prezioso quanto fragile.

Il deserto in sé non è però la fine della vita; va attraversato e 'vissuto' il meglio possibile. Attraversare il deserto della quarantena può fare comprendere quanto la presenza delle persone care sia un dono di Dio, così pure le relazioni, la libertà di muoversi in autonomia, l'avere una parrocchia come punto di riferimento, il poter partecipare alla messa e ricevere il Corpo di Cristo.

In questi giorni mi sto sentendo più spesso con gli amici conosciuti negli ultimi due anni nelle Filippine. Tutta metro-Manila e così il Luzon (la regione nord del paese) sono stati dichiarati sotto quarantena da due giorni. Le persone a Tondo stanno iniziando a comprendere contro cosa si troveranno a dover combattere. Però, a differenza nostra, molti di loro non hanno casa in cui chiudersi e proteggersi, non hanno cibo, farmaci, personale medico e posti letto in terapia intensiva a disposizione (tutto nella sanità va pagato fior di quattrini). Molti mi stanno confidando le loro paure, paure per loro stessi e per i loro figli: mi riferisco a gente che ogni giorno si ammazza di lavoro per racimolare due spiccioli, appena sufficienti per il pasto di quella giornata. Adesso l'arrivo della pandemia lo stanno accusando attraverso la il rapido venire meno di tutti quei lavoretti 'alla giornata' che permettevano a migliaia di famiglie di sfamarsi. Qualche persona, più coraggiosa e disperata, continua a girare alla ricerca di un lavoretto, mettendo se stessa e la propria famiglia a rischio di contagio.

Ogni volta che termino una chattata con questi cari amici dall'altra parte del mondo, ringrazio spontaneamente per una casa sicura, la disponibilità di cibo e medicine, un sistema sanitario che si prodiga per tutti i cittadini, un governo che cerca di gestire questa emergenza, un paese senza guerre... La situazione che che stiamo attraversando in Italia rimane sempre gravissima e tragica, senz'ombra di dubbio; tuttavia, se lo vogliamo, possiamo impedirle toglierci i motivi per sorridere e accorgerci di tanti doni meravigliosi che ci sono dati continuamente e con abbondanza da Dio. 

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