Notte di Natale


Finalmente trovo il tempo per proseguire con un po' di cronaca distensiva. 
Oggi mi piacerebbe raccontarvi cosa mi è accaduto la sera della vigilia di Natale. Dovevo recarmi in un barangay che non avevo ancora visitato, per celebrare la messa alle 20:00. Accompagnato da un chierichetto, ci incamminiamo tra gli stretti vicoli pieni di vita e di rottami, diretti al luogo dell'appuntamento; quando arriviamo, però, scopriamo rapidamente che il presidente del barangay, il chairman, non aveva fatto preparare per la messa, convinto che non sarebbe stata celebrata: infatti era trascorso tanto tempo da quando aveva fatto richiesta in parrocchia per questa celebrazione, ma, chissà per quale ragione, non avendo ricevuto conferme ufficiali, si era convinto che la richiesta non fosse stata accolta. E invece... eravamo lì, a loro disposizione, con tutto l'occorrente per celebrare!

Dalla cappellina, verso la strada.
Mi ha colpito molto vedere come, nel giro di una quindicina scarsa di minuti, l'intero barangay si è mobilitato per prepararsi alla celebrazione della messa della notte di Natale: dai bambini, che hanno obbedito senza fare storie, lasciando da parte i loro giochi, alle nonne, che probabilmente non vedevano l'ora di ricevere un regalo così grande. Anche i gruppetti di adulti che si erano messi a bere tra una chiacchiera e l'altra hanno aiutato a sistemare le sedie lungo la strada e ad aprire il cancello del piccolo locale affacciato alla via, che viene adibito a piccola cappella. In un baleno è stato rimosso un cumulo di rottami e di pattume che, chissà da quanti mesi, stazionava proprio accanto alla cappellina. In pochi istanti quella parte di città si è trasformata radicalmente per disporsi ad accogliere il dono (inatteso) della messa di Natale.

Tutto pronto in pochi minuti.
Durante la celebrazione, molto semplice e informale (quanto il mio tagalog!), ho potuto cogliere la gioia di tante di queste persone; per fare solo un esempio, pur essendo sprovvisti distrumenti musicali, hanno fatto di tutto per animare con tutti i canti previsti dalla celebrazione (encomiabili le inossidabili vecchiette che hanno cantato a cappella!) e, pur avendo un impianto di amplificazione ridotto in condizioni pessime, non so quanto si sono prodigati per recuperare almeno un buon microfono.

Come da buona abitudine, avevo preparato la mia piccola omelia, ma ho capito proprio stando lì che
la cosa che mi premeva di più dire a queste persone era "Grazie": un "grazie" di cuore, perché ci avevano accolti prontamente, ma ancor più perché avevano accolto ciò che portavamo loro, Gesù. E poco più tardi, nella lettura del Vangelo, ho ritrovato la medesima situazione: Maria e Giuseppe arrivano, inattesi a Betlemme in cerca di ospitalità, ma nessuno ha posto, ha tempo, dà loro attenzione e trovano solo una stalla ad accoglierli. Invece qui, in uno dei tantissimi anonimi barangay di Tondo, tra baracche, galline, cani e una miriade di bimbetti scalzi e arruffati che sbucano da ogni angolo, Maria, Giuseppe e Gesù sono stati subito accolti! La disponibilità degli abitanti del barangay è stata, per me, l'omelia di Natale più bella della mia vita di prete.

A messa terminata, dopo gli auguri e le tante benedizioni, mentre venivamo accompagnati verso la chiesa per seguire la messa delle 22, ripensavo alle tante occasioni nelle quali, in questi giorni natalizi, mi sono ritrovato ad attraversare tante di queste stradine di barangay per raggiungere le diverse cappelle nelle quali possiamo portare i sacramenti nei luoghi di vita della gente. Ho avuto l'impressione che questi posti, forse più di altri, somiglino molto ai nostri tradizionali presepi. Saranno le case: piccoline, ammassate, precarie e spoglie; saranno i tanti animaletti che gironzolano liberi qua e là tra le persone, senza che nessuno si faccia alcun problema; saranno i tanti personaggi 'caratteristici', dal fabbro alla massaia, che s'incontrano facilmente per strada; sarà perché all'offertorio nelle messe vengono spesso portate anche cose utili alla vita di ogni giorno, soprattutto riso o altro cibo; oppure saranno i tanti, tantissimi musetti di bimbi, tanto sporchi quanto curiosi, che spuntano da ogni parte e che regalano a questi luoghi un po' di leggerezza e spensieratezza (l'unica cosa forse in grado di controbilanciare la pesantezza delle condizioni di vita di molte famiglie).
La messa delle 22 a Newland.
Se non capiteranno storie più urgenti, la prossima volta mi piacerebbe raccontarvi qualcosa di Happyland, un altro barangay della nostra parrocchia.

Buon anno a tutti!

Commenti

  1. Grazie, don Gra! La tua esperienza pastorale è tutta una sorpresa bella, grande, profonda, che solo il buon Dio ti può offrire. Ti auguro di vivere in pienezza questi doni per farti sempre più dono. God's peace be with us! Loredana

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  2. Ciao Don grazie perchè ci rendi partecipi di questa tua esperienza così importante. Buon Anno

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