Come ci fa sognare Dio


“Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati»”. Mt 1,20 s.

Ricordo ancora bene: era lo scorso 18 dicembre. Nello stesso giorno ho vissuto tre momenti che non dimenticherò. Apparentemente estranei l'uno all'altro, il vangelo di quel giorno (Mt 1,18-24) mi ha permesso di legarli strettamente tra loro come aspetti diversi di un unico messaggio.

Di prima mattina sono andato a dare l'unzione a Mario: neanche 60 anni, una vita trascorsa a rovistare nella spazzatura per racimolare ogni giorno pochi spiccioli per la sua famiglia. Una vita trascorsa a respirare ogni giorno rifiuti e polvere, che gli è costata presto la salute. L'ho trovato sdraiato per terra (il suo letto) stanco di lottare per conquistarsi ogni singolo respiro. Ho pregato per lui insieme alla famiglia, per metà stipata nella baracca insieme a me, l'altra metà affacciata all'entrata. Mario se ne sarebbe andato nel giro di poche ore, senza il conforto dell'ossigeno o della morfina, senza ricevere visite specialistiche, diagnosi e terapie mirate.

A metà mattina sono stato invitato a celebrare la messa del Christmas Party al gruppo dei senza dimora che sono ospitati e rifocillati ogni giorno dalle Suore Missionarie della Carità, quelle di Madre Teresa di Calcutta. Conosco abbastanza bene queste persone, e loro conoscono me. Le prime settimane della mia presenza qui a Tondo, venivo in bicicletta a trovarli ogni settimana: sono stati tra i miei primi maestri di Tagalog. Una messa certamente arruffata, ma illuminata da occhi brillanti di contentezza e lucidi di commozione.

Il terzo incontro che ho fatto in quello stesso giorno, è stato ad ora di pranzo: mi è stato richiesto di celebrare un'altra messa nella cappella del Card. Santos Hospital, di proprietà dell'Arcidiocesi, uno tra gli ospedali più rinomati di Manila. Un'assemblea di fedeli molto diversa rispetto alle messe celebrate a Tondo: persone distinte nonostante molte fossero malate, sedute le une distanti dalle altre, molto attente, silenzio anche alle mie domande.

Ripensando al Vangelo, mi sono domandato che cosa potrebbero sognare tutte queste persone. Chissà se qualcuno di loro, per la paura del domani, ha smesso di sognare! Mi sono anche domandato che cosa piacerebbe a Dio Padre di aggiungere ai nostri sogni. Nel sogno di Giuseppe, ad esempio, ha fatto entrare un angelo per far conoscere Gesù bambino e far ricordare l'attesa sofferta di un popolo. Forse vorrebbe farlo entrare anche nei nostri sogni, magari per farci conoscere Mario e tanti come lui, gli amici del Feeding delle suore e i pazienti dell'ospedale. E magari vorrebbe mandare l'angelo anche nei sogni di tutti questi amici, perché non continuino ad ignorarsi, perché una volta 'risvegliati dal sogno' molti decidano di fare qualcosa secondo il volere di Dio, gli uni per gli altri. In fondo, tutti costoro vivono a pochissima distanza tra loro.

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